Euphòria è una nave nel mare della memoria e in questo viaggio saremo accompagnati da un diario di bordo…
Buon viaggio a chi si unisce a noi
Alla scoperta delle tradizioni del giorno dei morti da parte dell’Associazione Euphòria – Cosentini di Montecorice (SA)
Antichi segni di devozione per i morti si ricordano nei paesi del Cilento. Alcuni anziani di Cosentini e dintorni raccontano ancora le tradizioni di tanti anni fa. L’Associazione Euphòria di Cosentini di Montecorice sta cercando di ricostruire queste tradizioni ormai perdute ma non dimenticate da chi le ha vissute.
“Vi saluto, morti santi / vi saluto tutti quanti / Vui ierave cum’a nnui (voi eravate come noi)/ e nui ama esse cum’a bbui (e noi saremo come voi)”. Questi versi che alcuni anziani ancora ricordano ben rappresentano il senso di quell’inevitabile legame tra i vivi e i morti, rappresentato dalla consapevolezza del comune destino umano.
In preparazione della commemorazione, non era inusuale che si celebrassero le novene dei Morti, nella settimana precedente alla festa di Ognissanti. In alcuni paesi del Cilento, questa avveniva la mattina presto, quando era ancora buio, e si usava portare piccole offerte di grano e olio.
Nella notte tra Ognissanti (1° novembre) e il giorno dei Defunti (2 Novembre) si diceva che avvenisse la “processione dei Morti”: i defunti percorrevano le vie dei paesi, e se ci si recava ai crocevia era possibile vederli. Si usava, per l’occasione, lasciare una candela accesa, così che i morti, passando, avrebbero augurato alla casa: “Pozza sta casa sta sempe alluminata (possa questa casa essere sempre illuminata)”. Al contrario, se la casa era buia, lo sarebbe rimasta per sempre. Insieme alla candela si lasciava un piatto con della roba da mangiare (pane, il più delle volte), o semplicemente dell’acqua con qualche goccia d’olio.
Non mancano, poi, le credenze popolari che riguardano la cosiddetta “messa dei Morti”, una celebrazione che i defunti terrebbero di notte e alla quale i viventi non possono assistere e devono scappare prima che la messa inizi, altrimenti rimarranno intrappolati lì.
Tra devozione e folklore, tutte queste tradizioni sembrano nascondere da un lato il desiderio di stabilire un contatto con chi non c’è più, dall’altro la necessità di mantenere una separazione tra due mondi inconciliabili, quello della vita e quello della morte.
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